Sempre più persone, ogni anno, ricercano e controllano l’origine dei prodotti che desiderano acquistare. Questo fenomeno di consapevolezza ed educazione al consumo non riguarda solo l’alimentazione, ma anche gli abiti e gli accessori.
Che i processi produttivi siano talvolta eccessivamente inquinanti non è certo una novità, ed è per questo che nel 2011 il progetto Detox My Fashion di Greenpeace è stato lanciato: una moda libera da sostanze tossiche è una moda all’avanguardia, che fa bene allo spirito e anche al pianeta.
La terza edizione della Sfilata Detox elegge i grandi marchi che hanno saputo tenere fede alle direttive green per eliminare le sostanze tossiche. Benetton, Zara e H&M sono i marchi più green e all’avanguardia. Bocciati Esprit, Nike, Victoria’s Secret e LiNing, che non hanno saputo compiere i passi necessari per eliminare le sostanze inquinanti dalla loro catena di produzione.
Nel dossier Toxic Threads, the big fashion Stitch-Up, Greenpeace riporta i dati relativi ai 141 capi d’abbigliamento analizzati e spiega la correlazione tra l’impiego di sostanzhe chimiche pericolose utilizzate nel processo di produzione (le quali finiscono nell’acqua, inquinandola) e il loro possibile trasferimento permanente nei tessuti. Solo l’idea fa rabbrividire: se indossare un capo potrebbe, nel lungo periodo, provocarci problemi di salute, allora il problema è decisamente più grande di quello che sembra.
Dalle preziose informazioni che ci ha fornito Greenpeace fino ai nostri armadi, ricordate sempre… Fashion Victims sì, ma Fashion Casualties mai!
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